Spesso riceviamo questioni dall’Italia riguardanti i rischi di un business in Cina sotto vari aspetti. Rispondiamo qui con un breve decalogo per riassumere i punti principali; in ogni caso la Cina e’ un paese di diritto e molte leggi in materia sono piu’ chiare ed efficaci delle nostre, piu’ rapide nell’applicazione anche a favore del soggetto straniero.
1. La vostra attivita’ in Cina puo’ essere non autorizzata, o quantomeno avere grosse restrizioni! Prima cosa da considerare e’ se il vostro business sia in linea con i permessi e le leggi cinesi, nazionali e locali. Ci sono delle attivita’ che – anche se sono permesse in Cina – sono fortemente ristrette oppure non concesse a societa’ straniere, come nel caso dell’editoria per esempio; per tutte le altre e’ da considerare la corrispondenza con la normativa locale. Ad esempio, anche se decidete di aprire un semplice ristorante, dovete prima informarvi sulla legislazione in materia del distretto cittadino dove intendente aprire. A maggior ragione se volete aprire un impianto di vernici o prodotti alimentari, le restrizioni e certificazioni richieste dalla legislazione cinese non sono indifferenti.
2. Sbagliare forma societaria. Scegliete la forma societaria piu’ adatta alle vostre esigenze, tra:
- Azienda a capitale interamente straniero (Wholly Foreign Owned Entity (WFOE)
- Joint venture
- Ufficio di rappresentanza (representative office)
3. Contratti inefficaci o controproducenti: considerate gia’ dall’inizio di trovarvi un buon avvocato, cinese, italiano o straniero perche’ dovrete mettere giu’ dei contratti, dall’affitto o acquisti per esempio. Fateli in cinese perche’ questa e’ la lingua di riferimento in caso di dispute legali, in inglese valgono poco o niente. E scegliete sempre di risolvere le vostre questioni legali in Cina nel contratto, non altrove, perche’ impraticabile.
4. Trascurare completamente la vostra proprieta’ intellettuale in Cina. Non scrollate le spalle, non e’ una cosa che riguarda solo le multinazionali, un numero infinito di aziende medie e piccole straniere ne sono colpite, e in maniera seria per il loro business nel Paese. Il vostro marchio in poche parole e’ registrato in Cina? Avrete gia’ registrato il vostro marchio internazionalmente ma in Cina fa fede solo la registrazione locale, per cui prima ancora di pensare di entrare nel mercato o di presentare a qualcuno il vostro marchio, registratelo! Leggete qui come fare e altre informazioni.
5. Non conformita’ con leggi cinesi in materia di contratti di lavoro. Le leggi cinesi in materia sono nazionali, provinciali (una provincia in Cina e’ grande quanto un paese europeo) e locali. Va da se che e’ necessario agire conformemente con tutti e tre i livelli, a volte anche un quarto quando si presenta.
6. Tasse non pagate o inadempienze fiscali. Prendetevi un buon contabile interno o esterno, ce ne sono anche di italiani che fanno questo lavoro, pagare le tasse dovute e’ importante per evitare multe e sanzioni anche pesanti.
7. Budget sfalsati e irrealistici. Non sono pochi quelli che basano il proprio budget per una operazione in Cina sulla base di informazioni approssimative e poco corrispondenti alla realta’. La Cina offre diverse opportunita’ e presenta diversi costi a seconda della zona in cui intendete operare, va fatto un piano esatto di costi e benefici, e fatto sul posto non a distanza, sceglietevi una societa’ di consulenza che vi presenti un dossier completo, avra’ un costo certo ma vi evitera’ perdite ben maggiori in seguito.
8. Considerare le risorse umane attentamente! Purtroppo questo e’ l’ultimo tassello che viene aggiunto al puzzle quando dovrebbe essere uno dei primi. Chi sara’ il responsabile della societa’ in Cina, e’ reperibile su posto o va inviato dall’Italia, quali sono i costi, e ancora il personale locale da inserire come va reperito, le qualifiche rischieste sono riscontrabili nella zona? Che costi hanno? Non date per scontato che un operaio o un impiegato in Cina costi due lire, gli stipendi (e gli obblighi contributivi) sono in continua crescita, specie nelle grandi citta’. Considerate sempre di affidarvi a una buona societa’ di recruitment, ce ne sono di locali o internazionali, a voi la scelta.
9. Sbagliare localita’ o zona per il proprio business. Non per forza dovete aprire a Shanghai o a Pechino, ci sono tantissime zone della Cina da considerare, dipende da quello che e’ la vostra attivita’. Cercate o fate cercare da chi e’ sul posto le migliori opportunita’ se dovete aprire uno stabilimento, unitamente agli incentivi fiscali piu’ interessanti che le varie zone offrono. Anche nel caso di un solo ufficio, scegliete attentamente la citta’ e la zona all’interno di essa. Ci sono zone che offrono affitti piu’ bassi ma che sono lontane dalla cerchia urbana primaria, farete fatica a trovare gente disposta ad andarci commutando in metro per un’ora e piu’, e farete ugualmente fatica a trovare gente qualificata in una zona che e’ periferica.
10. Fraintendere il mercato in parte o completamente! Questo direte voi e’ da fessi, eppure non avete idea di quante aziende e imprenditori, anche di successo in Italia o altrove, quando entrano in Cina lo fanno su presupposti completamente infondati e basati non gia’ su ottimismo ma su miraggi!
Abbiamo visto un’azienda italiana aprire e chiudere a Shanghai nel giro di un mese, una pizzeria in meno di tre! Chiaramente i business plan erano inesistenti, o votati all’ottimismo piu’ estremo.
Anche qui, fate una indagine attenta e completa, appoggiatevi a chi e’ sul posto, e non gia’ un privato che parla cinese ed e’ amico di amici, state affidando il destino di centinaia di migliaia di euro, se non milioni nelle mani di chi non ha competenze! Scegliete una societa’ di consulenza sul posto e non in Italia, cinese, italiana o di altra nazionalita’ ma che sia sul posto e qualificata, in grado di darvi una visione ATTUALE e REALISTICA del mercato che vi riguarda, anche a costo di vedere infranti i vostri sogni, sempre meglio che buttare al vento un sacco di soldi, no?